Una settimana piena... piena di incontri con animali, foto e buonumore, grazie alla simpatia dei partecipanti. Parlo della visita a Särna dell'AFNI sezione Marche – o quantomeno di una parte di essa – a inizio giugno, di cui potete vedere qualche foto ricordo nell'Album di Famiglia. Ecco una selezione di scatti che hanno voluto gentilmente condividere su queste pagine, e per i quali li ringrazio. Cominciamo con qualche paesaggio. E finiamo con un po' di fauna.
Per essere precisi, una Calta palustre, ripresa durante una lunga seduta in capanno sulla riva del lago di Särna, in un momento in cui la luce del tramonto incombente si combinava con l’increspatura dell’acqua: in realtà i veri soggetti dello scatto, con la pianta che funge in sostanza da puro elemento di riempimento e contrasto. Il regalo che dicembre mi porta è l'oro della poca acqua ancora libera di scorrere nei fiumi, colorata dal sole d'inverno riflesso dagli alberi innevati; o la tinta ambrata dei tannini in essa disciolti, resa evidente da un ghiaccio candido che si forma sotto i miei occhi, non appena una nuova onda tocca uno scoglio algido.
È l'argento della foresta incrostata di galaverna, quando già fa molto freddo ma di neve se n'è vista poca. È il rosso dei pini silvestri accesi dall'ultima luce del tramonto, che spiccano sull'ombra bluastra come coralli o gorgonie in una fotografia subacquea. Colori interamente naturali, migrati come li vedete dalla scena originale alla scheda di memoria e da qui al monitor… e questo rende i regali ancora più speciali. Il lago di Särna in una sera di fine febbraio; il paese resta defilato in modo discreto sulla riva immediatamente opposta, già avvolto nell’ombra. È stato un febbraio caldo, il più caldo nei cinque anni della nostra vita qui: il degno epilogo di un inverno temperato che aveva seguito a sua volta un autunno estremamente mite. L’inizio di marzo rappresenta l’ingresso nella Gidádálvve (la primavera-inverno), una delle otto stagioni dei Sami: la luce diurna è aumentata quasi per magia, sia per durata che per intensità; il sole splende alto e le escursioni termiche tra giorno e notte sono notevoli. Al punto che l’energia solare riesce a sollevare una spessa nebbia vespertina su un lago ancora saldamente ghiacciato, che tale resterà sino a fine aprile. La stessa energia ha alimentato per ore quella corrente termica sulla collina là in fondo, che trova ancora la forza di issarsi sulla sua verticale e condensarsi in un'atmosfera sempre più fredda man mano che il sole cala. La piccola nuvola appare d’improvviso, accendendosi dell’ultima luce. Pochi minuti, appena sufficienti per prendere uno scatto e contemplare la scena, prima che la sagoma del monte Fulufjället a occidente faccia sparire entrambi nel crepuscolo a venire. Il Trollsjön è un piccolo lago a pochi chilometri da Särna; il suo nome significa "lago magico", e non ne conosco l'origine. Magari qualche leggenda locale, qualche incontro con animali che in un lontano passato è stato confuso con una manifestazione di poteri arcani, o chissà che altro (d'accordo, adesso sono curioso: chiederò in paese). In realtà non ha nulla di diverso dalla media dei laghi svedesi di foresta: circondato dalla silhouette frastagliata della taiga che vi si specchia, supera con pazienza i suoi sei mesi di gelo (come tutti noi, peraltro) per offrirsi nella breve estate come culla vitale per gli uccelli ed insetti che frequentano le sue acque ricche di pesci. Ci approdo per caso, qualche sera fa, mentre una giornata nuvolosa lascia per qualche minuto il campo al sole basso, proprio nel momento in cui arrivo; la perfetta superficie a specchio è spazzata di colpo dalla luce brillante nonostante l'ora tarda. Mentre fotografo, immerso nel silenzio totale, il guaito lancinante di una strolaga mezzana esplode all'improvviso dal centro del lago, lasciando un'eco che si spinge fino alle pareti di conifere come increspature di un sasso lanciato nell'acqua, per poi svanire. Un momento magico, il lago ha tenuto fede al suo nome. Il capriolo è diffuso, nelle aree di foresta; gli aggraziati animali frequentano nottetempo i villaggi, soprattutto in inverno, e sono quindi una presenza relativamente familiare. Nonostante questo, avvistarli non è frequente: in genere ci si deve accontentare di trovare le piste lasciate nella neve dei giardini. Gli abitanti mettono a loro disposizione fieno e mangime (in vendita in paese), per aiutarli a superare i periodi più freddi, anche se comincio a pensare che questo non dipenda solo dalla generosità e l'amore per gli animali tipici degli svedesi, ma anche dal tentativo di salvaguardare quelli che, nel volgere di pochi mesi, diventeranno degli ambiti capi di selvaggina. Per quanto possa sembrare strano, soprattutto ad un vegetariano come me, qui le due cose vanno a braccetto.
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Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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