Le pernici bianche (Lagopus muta) mi hanno sempre affascinato. Vuoi per l'aspetto e l'abitudine invernale di virare in bianco, vuoi perchè - almeno in Italia - sono sempre state relegate ad ambienti per me quasi inaccessibili, da quei relitti glaciali che sono: le (troppo) alte quote montane. Qui in Svezia la latitudine mi aiuta a sconfiggere l'altitudine, e le pernici biance si incontrano ad altezze "comode". Ciononostante non avevo ancora avuto modo di fotografarle nel loro abito candido (ma in quello primaverile sì: andate qui e abbiate la pazienza di scorrere fino a maggio).
Lacuna ora colmata. Tenui, rosate, le ultime luci del giorno calano morbide, riflesse dalle nuvole sullo scenario innevato e sul fiume Stor-Fjätan, nella riserva naturale di Långfjället. Gennaio è passato come un'unica, lunga giornata grigia, e ci ha regalato un singolo giorno di sole; durante il quale, peraltro, ho incrociato un grande branco di renne appena a nord di Särna, area in cui si spostano in questa stagione per pascolare nella foresta, scavando nella neve con le zampe per arrivare alla vegetazione al suolo. Sopra, un curioso atteggiamento (curioso sia nel senso di "singolare" che in senso letterale: la renna voleva saperne di più sulla mia presenza) che mostra una caratteristica postura di questo cervide, la cui sagoma "scampanata" si chiude con zoccoli larghi e flessibili, sorta di racchette da neve che consentono alle renne di muoversi con maggiore facilità sul terreno innevato; uno dei loro numerosi e sorprendenti adattamenti al clima estremo del Nord. Ciononostante - come tutti gli animali, in questa stagione - preferiscono camminare su una strada sgombra quando ne incontrano una: è semplicemente molto più comodo.
Una per chiudere. Il dicembre appena trascorso è stato uno dei più caldi degli ultimi 50 anni, qui in Dalarna. Vento, temperature regolarmente sopra lo zero (persino oggi, 31 del mese, giorno in cui di solito lottiamo contro i -25/30°) e, udite udite, pioggia ricorrente. Avrei potuto anche restarmene in Lombardia, per avere un tempo simile... Di conseguenza è stato un mese poverissimo dal punto di vista fotografico, con un paesaggio disadorno, poca neve e sporca, ciuffi di prato che spuntano nei giardini e intere porzioni di sottobosco interamente verdi. Per la fine del mese, ecco quindi uno scatto che viene dal suo inizio. Buon 2014. Come un periscopio issato per capire se la primavera sia all'orizzonte, uno sterpo emerge dalle onde del mare di neve. Il regalo che dicembre mi porta è l'oro della poca acqua ancora libera di scorrere nei fiumi, colorata dal sole d'inverno riflesso dagli alberi innevati; o la tinta ambrata dei tannini in essa disciolti, resa evidente da un ghiaccio candido che si forma sotto i miei occhi, non appena una nuova onda tocca uno scoglio algido.
È l'argento della foresta incrostata di galaverna, quando già fa molto freddo ma di neve se n'è vista poca. È il rosso dei pini silvestri accesi dall'ultima luce del tramonto, che spiccano sull'ombra bluastra come coralli o gorgonie in una fotografia subacquea. Colori interamente naturali, migrati come li vedete dalla scena originale alla scheda di memoria e da qui al monitor… e questo rende i regali ancora più speciali. Devo essere onesto: non ho idea del perché non ci abbia pensato prima. Oltretutto, la neve è decisamente uno dei prodotti tipici dell'inverno svedese; forse averla intorno per sette mesi all'anno me l'ha fatta dare per scontata, non saprei. Resta il fatto che solo a gennaio scorso, dopo cinque inverni a Särna, ho pensato di verificare se fosse possibile ottenere foto dignitose dei cristalli di neve, e farlo con un'attrezzatura domestica, diciamo cosí. Mi sono reso conto di avere già in casa tutto il necessario: un treppiede, un flash, un ottica macro da 105 mm ed un anello adattatore che mi permettesse di accoppiarlo - filetto contro filetto - ad un economico 50 mm, in modo da raggiungere elevati rapporti di riproduzione. Una serie di oggetti non fotografici che si trovano in qualsiasi casa ha poi completato il set di ripresa. L'unica cosa che mancava era... la neve; non una neve qualsiasi, ovviamente, perché di quella ne abbiamo a palate (letteralmente, la mia schiena lo sa). Ci sono condizioni specifiche che facilitano la caduta di neve in cristalli singoli e ben formati: l'assenza di vento in quota, le temperature tra i meno 10 e i meno 15 gradi, e probabilmente qualche altro fattore meteo che mi sfugge, ma che sospetto legato più direttamente alla cara, vecchia buona sorte. Senza la quale, si sa, anche la miglior tecnica è impotente.
E, naturalmente, occorre che queste condizioni si ripetano per diversi giorni, in modo da avere le maggiori possibilità di trovare dei buoni cristalli (cosa per nulla scontata) con una certa continuità. Da questo punto di vista il clima di Särna si è rivelato un aiuto perfetto; dopodiché si è trattato solo di avere una buona lente di ingrandimento e molta pazienza (e vestiti caldi). Ho cosí messo insieme una galleria di scatti che mi sono serviti come studio di fattibilità, e che mi riprometto di provare a migliorare nei prossimi inverni. Eccone alcuni, e perdonate un watermark più invadente del solito. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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