Il Trollsjön è un piccolo lago a pochi chilometri da Särna; il suo nome significa "lago magico", e non ne conosco l'origine. Magari qualche leggenda locale, qualche incontro con animali che in un lontano passato è stato confuso con una manifestazione di poteri arcani, o chissà che altro (d'accordo, adesso sono curioso: chiederò in paese). In realtà non ha nulla di diverso dalla media dei laghi svedesi di foresta: circondato dalla silhouette frastagliata della taiga che vi si specchia, supera con pazienza i suoi sei mesi di gelo (come tutti noi, peraltro) per offrirsi nella breve estate come culla vitale per gli uccelli ed insetti che frequentano le sue acque ricche di pesci. Ci approdo per caso, qualche sera fa, mentre una giornata nuvolosa lascia per qualche minuto il campo al sole basso, proprio nel momento in cui arrivo; la perfetta superficie a specchio è spazzata di colpo dalla luce brillante nonostante l'ora tarda. Mentre fotografo, immerso nel silenzio totale, il guaito lancinante di una strolaga mezzana esplode all'improvviso dal centro del lago, lasciando un'eco che si spinge fino alle pareti di conifere come increspature di un sasso lanciato nell'acqua, per poi svanire. Un momento magico, il lago ha tenuto fede al suo nome. Ogni anno ritornano. Benvenuti, come benvenuta, dopo quasi sette mesi di neve, è la stagione calda che li riporta qui. Parlo ovviamente dei migratori. Presenze familiari, che si trovino in cima ad una montagna coperta di tundra, come il Piviere Tortolino e quello Dorato di Nipfjället, oppure nei giardini delle case del paese, come la Balia Nera. Coi due pivieri l'appuntamento è rituale: arrivano a maggio, col disgelo in quota, quando sono io ad essere lontano, impegnato nelle mie personali migrazioni primaverili. A giugno li cerco, una ricerca che sancisce l'inizio della mia estate, e li ritrovo dove li avevo lasciati alla fine di quella precedente (potete vedere altri scatti del Tortolino nelle Cronache di giugno 2008 e luglio 2010). Alla Balia, invece, pensano gli svedesi tutti, che popolano i loro giardini di cassette nido, ben volentieri utilizzate dal piccolo pigliamosche bianconero. Da anni li vedo sfrecciare di albero in albero, e questi sono due semplici scatti documentativi che rimandavo da tempo.
Perché realizzarli proprio ora? Perché la cassetta stavolta è nel mio giardino, e i suoi abitanti sono stati i nostri coinquilini del mese di giugno. Li abbiamo visti corteggiare, deporre, dannarsi per alimentare pulcini sempre più affamati e chiassosi, difendere il territorio da cesene, gazze e persino scoiattoli (non a caso: il delizioso roditore è un abile predatore di uova. Tutti abbiamo un lato oscuro). Fino al momento in cui, all'inizio di questa settimana, il nido è rimasto improvvisamente silenzioso, e gli alberi intorno spogli del frenetico andirivieni degli adulti. Una nuova generazione è ora là fuori, appuntamento all'anno prossimo. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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