Come ogni anno ad inizio aprile, sono arrivate le Gru. Non da sole, va detto: assieme a loro arrivano i cigni selvatici, i quattrocchi, gli smerghi e le oche del Canada a riempire ogni precoce squarcio in quella lastra di ghiaccio che è ancora, e per qualche giorno ancora sarà, il lago. E nei giardini fringuelli, peppole, organetti e lucherini a sventagliate, a battaglioni.
Le gru, però, sono speciali. Speciali per gli animali che sono, e speciali perché sono qui, fuori di casa; posso sentirle cantare dal mio giardino, mentre esplodono i loro versi squillanti da una riva distante, e non crederesti mai che suoni tanto potenti possano uscire da colli così esili e aggraziati. Arrivano a gruppetti o a coppie, e pascolano lentamente sulle rive scoperte. Qualcuna ripartirà a breve, diretta verso altre acque più a nord; altre si fermeranno in zona, e sceglieranno un acquitrino qui intorno per nidificare. Si possono vedere lungo tutte le rive: qui vicino una coppia che accenna ad un passo di danza; dietro ad essa un gruppetto lontano, in cielo una famiglia che plana verso un litorale fuori vista, e ogni volta che incrociano uno sguardo ecco partire un concerto di trombe che si disperde con un’eco. Gli scatti che seguono non hanno altra pretesa che non essere delle foto ricordo di compagne di viaggio così speciali. Devo essere onesto: non ho idea del perché non ci abbia pensato prima. Oltretutto, la neve è decisamente uno dei prodotti tipici dell'inverno svedese; forse averla intorno per sette mesi all'anno me l'ha fatta dare per scontata, non saprei. Resta il fatto che solo a gennaio scorso, dopo cinque inverni a Särna, ho pensato di verificare se fosse possibile ottenere foto dignitose dei cristalli di neve, e farlo con un'attrezzatura domestica, diciamo cosí. Mi sono reso conto di avere già in casa tutto il necessario: un treppiede, un flash, un ottica macro da 105 mm ed un anello adattatore che mi permettesse di accoppiarlo - filetto contro filetto - ad un economico 50 mm, in modo da raggiungere elevati rapporti di riproduzione. Una serie di oggetti non fotografici che si trovano in qualsiasi casa ha poi completato il set di ripresa. L'unica cosa che mancava era... la neve; non una neve qualsiasi, ovviamente, perché di quella ne abbiamo a palate (letteralmente, la mia schiena lo sa). Ci sono condizioni specifiche che facilitano la caduta di neve in cristalli singoli e ben formati: l'assenza di vento in quota, le temperature tra i meno 10 e i meno 15 gradi, e probabilmente qualche altro fattore meteo che mi sfugge, ma che sospetto legato più direttamente alla cara, vecchia buona sorte. Senza la quale, si sa, anche la miglior tecnica è impotente.
E, naturalmente, occorre che queste condizioni si ripetano per diversi giorni, in modo da avere le maggiori possibilità di trovare dei buoni cristalli (cosa per nulla scontata) con una certa continuità. Da questo punto di vista il clima di Särna si è rivelato un aiuto perfetto; dopodiché si è trattato solo di avere una buona lente di ingrandimento e molta pazienza (e vestiti caldi). Ho cosí messo insieme una galleria di scatti che mi sono serviti come studio di fattibilità, e che mi riprometto di provare a migliorare nei prossimi inverni. Eccone alcuni, e perdonate un watermark più invadente del solito. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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