Una betulla in controluce, come una abat-jour accesa, si riflette nel lago di Särna. È l’ultimo giorno di settembre, le foglie dureranno pochi giorni ancora; l’ultimo colore del titolo, tuttavia, non è quello dell’albero-lampada in procinto di spegnersi, ma in generale quello di un’immagine che segna il passaggio alle foto invernali, qui nelle Cronache, dominate (come avrete modo di vedere se andrete a spulciare le annate passate) dalla neve e dal ghiaccio. Quest’ultimo già presente in questa seconda metà di novembre, mentre la prima (protagonista assoluta dei prossimi cinque mesi), come ogni primadonna che si rispetti, ancora si fa attendere. Molteplici sono le ragioni per cui il Fulufjället è diventato un parco nazionale, dieci anni fa. Ospita la più alta cascata svedese, sulla quale nidifica la più meridionale coppia di girfalchi in Scandinavia (il più grande e raro falco del mondo); la sua formazione risale a 900 milioni di anni fa, e non deriva dalle glaciazioni recenti; su di esso si trova l'albero più vecchio del mondo (quasi 10.000 anni) che è, di conseguenza, anche l'essere vivente individuale più vecchio del pianeta. Per finire, non meno importante, il grande altipiano (34x15 km a 1.000 metri di altitudine) che ne occupa la sommità è l'unica area montana svedese a non essere pascolo per renne da secoli; il risultato è una copertura vegetale vergine e naturale, unica per varietà di specie: cespugli, vegetazione erbacea e tappeti di bianco lichene delle renne a perdita d'occhio. E qui chiudo lo spot. Mi sono confrontato con questo ambiente in un tardo pomeriggio di luce spenta, del tutto inadeguata sia ai cuscini di lichene che ai mirtilli autunnali che li trapuntavano. Con un breve soprassalto di pensiero laterale, mi sono detto, allora “Perché, banalmente, non usare un flash?”. Naturalmente localizzato sull'area che volevo evidenziare, lasciando il resto del paesaggio alla sua luce senza vigore. Sono salito alla torre di osservazione “Erik-Knutsåsen”, presso Gördalen, lungo i confini settentrionali del parco nazionale Fulufjället. È un bel punto di vista su una regione selvaggia coperta da una rada foresta d’altura con abeti e betulle, rilievi ondulati intervallati da paludi e piccoli stagni. Arrivato in cima, noto sulla piattaforma dei piccoli grumi di materiale, che ad un’occhiata più attenta si rivelano borre di rapace notturno. Alzo lo sguardo: ad una ventina di metri incrocio quello magnetico di un’ulula, che evidentemente ha anch’essa scelto di sfruttare le caratteristiche panoramiche della torre. Un magnifico incontro, inaspettato e non frequente. Non si può essere sempre preparati a qualsiasi evenienza fotografica, ed ero salito sulla torre con un corredo corto da paesaggio: questa immagine è quindi un generoso crop, che, tuttavia, riflette lo spirito della composizione originale, in cui l’animale (per scelta, per forza o per entrambe le cose) è ambientato nel paesaggio. Il genere di foto agli animali che preferisco. C'e' un momento che segna in modo netto il passaggio tra l'autunno dei colori e quello pre-invernale, brullo e monocromatico. Accade in genere ad inizio ottobre, quando le foglie dorate delle betulle arrivano tutte assieme al termine del loro percorso vitale. Proprio nei giorni in cui beccofrusoni, cesene e tordi arrivano a folate a spogliare i sorbi dalle bacche eliminando le residue macchie di rosso dal paesaggio, un paio di giorni di vento forte opera la stessa trasformazione cancellando il giallo e trasformando le betulle in fantasmi in bianco nero dalla pelle sericea. L'immagine risale al giorno successivo ad una di queste bufere di vento, una mattinata salutata da una luce radiosa che illumina il campanile della chiesa nuova di Särna, e che in controluce evidenza la nuova veste degli alberi. O meglio, la sua assenza. Due giovanissimi sorbi emergono dal terreno rivestito di morbido sfagno. Probabilmente nati da due semi della stessa pianta, sono in effetti fratelli, e fanno onore alla parentela assumendo una postura del tutto simile; forse a causa del corredo cromosomico, o della posizione rispetto al sole, oppure... per una semplice coincidenza. L'inverno che arriva è considerato il migliore per le manifestazioni legate all'attività solare da molti anni a questa parte. Continuano ad arrivarmi in posta elettronica richieste di informazioni su luoghi e periodi. Chiarisco subito una cosa: Särna (ahimè) non è il posto migliore per l'aurora: troppo a sud rispetto a dove si svolge realmente la festa. Considerate almeno un'area che parta dal Circolo Polare Artico andando da lì verso nord, per avere ragionevoli possibilità di assistere un'aurora nel limitato periodo di tempo di una vacanza. Ed infatti la foto qui a fianco arriva dalla Lapponia Svedese (Porjus): consideratela un biglietto d'auguri per tutti quelli che partiranno nei prossimi mesi alla ricerca del più grande spettacolo del mondo. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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