I primi caldi abbassano il livello della neve, e il gelo notturno contribuisce a compattarla; i tetraonidi lasciano le cime degli alberi e si fanno trovare più volentieri al suolo. Questo maschio misura a lenti passi il suo territorio, prendendo posizione in attesa che arrivi la stagione giusta per l'inizio delle quotidiane esibizioni. Uno scatto che risale alla settimana scorsa, e che avrebbe voluto essere d'augurio per la stagione degli amori dei cedroni prossima ventura. In realtà un augurio ormai datato: stamattina, ripassando nello stesso sito, ho trovato il cedrone che già si pavoneggiava nella parata di corteggiamento, per ora ancora senza un pubblico (della sua stessa classe tassonomica, quantomeno).
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...che a un certo punto finisce. Letteralmente: un cartello recita "qui finisce la pubblica strada", e lì, proprio lì, alla fine della “loro” strada, giacciono le carcasse senza vita di quasi 1000 auto: uno dei due più grandi cimiteri di vecchi veicoli in Svezia. Lamiere e spinterogeni e cerchioni e fanali e vetri e guarnizioni abbandonati da un locale sfasciacarrozze a partire dagli anni '40, costituiscono ora un gigantesco monumento a un'epoca, quella della mobilità individuale, che ancora non è tramontata, diversamente dai milioni di mezzi che l'hanno alimentata. Un monumento al consumo e quello che capita quando ci liberiamo dell'oggetto consumato. E alla smisurata forza vitale della Natura, che sta conquistando pian piano i corpi nudi dei veicoli, riprendendosi gli spazi che le appartengono. Una visita veloce la mia, un paio d'ore di sopralluogo in previsione di sessioni più approfondite e in diverse stagioni, e tuttavia ricchissima di emozione e di suggestioni dai molteplici livelli di lettura, non solo fotografica; a partire da quella sensazione particolarissima di vedere il "dopo" di un oggetto così quotidiano e col quale abbiamo un rapporto così intimo. Una settimana piena... piena di incontri con animali, foto e buonumore, grazie alla simpatia dei partecipanti. Parlo della visita a Särna dell'AFNI sezione Marche – o quantomeno di una parte di essa – a inizio giugno, di cui potete vedere qualche foto ricordo nell'Album di Famiglia. Ecco una selezione di scatti che hanno voluto gentilmente condividere su queste pagine, e per i quali li ringrazio. Cominciamo con qualche paesaggio. E finiamo con un po' di fauna.
Più che un uccello un trapano vivente: il picchio nero in breve. Elemento fondamentale per il ricambio e la biodiversità dell'ecosistema forestale (i grandi buchi che scava per nidificare - unico in grado di farlo in quelle dimensioni - sono riutilizzati da diverse altre specie di uccelli e persino da alcuni mammiferi), gli ho visto affondare il becco in un tronco di mezzo metro di diametro e lavorarlo come fosse stato di pasta di sale. Da quel buco ovale fanno in questi giorni capolino le giovani creste rosse dei pulli pronti all'involo... una foto che non scatterò: come la quasi totalità delle foto al nido (di qualsiasi specie) saprebbe di già visto anche al di là delle riserve etiche del caso, e il potenziale estetico ed emozionale che potrebbe includere sarebbe misero, ben lontano dal meritare la benchè minima forma di potenziale disturbo. Posto invece uno scatto realizzato durante un incontro casuale: il controluce durissimo si è lasciato convertire senza proteste in un bianco e nero ad altissimo contrasto, una tecnica che amavo molto già nei miei (lontanissimi) giorni in camera oscura, quando manipolavo lastre di pellicola fotomeccanica tra olezzanti misture chimiche... a pensarci ora, nell'era di Instagram, quasi un'immagine da alchimia medievale. Eppure nessun programma di ritocco è in grado di restituirmi le stesse sensazioni di allora. Chissà, probabilmente ero io a essere diverso. Giovane, per dirne una.
Un incontro di un paio di settimane fa. Il genere di foto agli animali che preferisco: il soggetto animato diventa un elemento della composizione come altri, che il fotografo può giostrare in (relativa) libertà; eppure l'animale mantiene la capacità magnetica di attrarre il nostro sguardo e stimolare una risposta emotiva, grazie al rapporto empatico che inevitabilmente stabiliamo con un altro essere dotato di occhi, bocca e orecchie, come noi siamo. Soggetto restituito alle sue proporzioni e messo in relazione con l'ambiente in cui si muove, foto di paesaggio e foto di animale in un singolo scatto. Il meglio dei due mondi: ecco cos'è il ritratto ambientato, meglio ancora se molto ambientato. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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