Una palude. Piccola, diciamo 20 metri per 30. More artiche che si preparano all'inverno. Qualche betulla mingherlina, un pino e un grandangolo. E due pomeriggi di pura gioia per gli occhi, passati a mollo nello sfagno intriso d'acqua come un bimbo che gioca nelle pozzanghere, e con lo stesso divertimento.
Più che un uccello un trapano vivente: il picchio nero in breve. Elemento fondamentale per il ricambio e la biodiversità dell'ecosistema forestale (i grandi buchi che scava per nidificare - unico in grado di farlo in quelle dimensioni - sono riutilizzati da diverse altre specie di uccelli e persino da alcuni mammiferi), gli ho visto affondare il becco in un tronco di mezzo metro di diametro e lavorarlo come fosse stato di pasta di sale. Da quel buco ovale fanno in questi giorni capolino le giovani creste rosse dei pulli pronti all'involo... una foto che non scatterò: come la quasi totalità delle foto al nido (di qualsiasi specie) saprebbe di già visto anche al di là delle riserve etiche del caso, e il potenziale estetico ed emozionale che potrebbe includere sarebbe misero, ben lontano dal meritare la benchè minima forma di potenziale disturbo. Posto invece uno scatto realizzato durante un incontro casuale: il controluce durissimo si è lasciato convertire senza proteste in un bianco e nero ad altissimo contrasto, una tecnica che amavo molto già nei miei (lontanissimi) giorni in camera oscura, quando manipolavo lastre di pellicola fotomeccanica tra olezzanti misture chimiche... a pensarci ora, nell'era di Instagram, quasi un'immagine da alchimia medievale. Eppure nessun programma di ritocco è in grado di restituirmi le stesse sensazioni di allora. Chissà, probabilmente ero io a essere diverso. Giovane, per dirne una. Un incontro di un paio di settimane fa. Il genere di foto agli animali che preferisco: il soggetto animato diventa un elemento della composizione come altri, che il fotografo può giostrare in (relativa) libertà; eppure l'animale mantiene la capacità magnetica di attrarre il nostro sguardo e stimolare una risposta emotiva, grazie al rapporto empatico che inevitabilmente stabiliamo con un altro essere dotato di occhi, bocca e orecchie, come noi siamo. Soggetto restituito alle sue proporzioni e messo in relazione con l'ambiente in cui si muove, foto di paesaggio e foto di animale in un singolo scatto. Il meglio dei due mondi: ecco cos'è il ritratto ambientato, meglio ancora se molto ambientato. Tenui, rosate, le ultime luci del giorno calano morbide, riflesse dalle nuvole sullo scenario innevato e sul fiume Stor-Fjätan, nella riserva naturale di Långfjället. Due fotografi italiani sono venuti a trovarci, a fine settembre, fermandosi una settimana nel nostro ostello familiare; ospiti una prima volta, quindi, e nel senso classico del termine. Genuinamente appassionati di natura e outdoor, si sono dati subito da fare esplorando il territorio senza risparmiarsi, seguendo le indicazioni del sottoscritto. In questo modo sono stati in grado di godere di gran parte della bellezza dell'autunno di queste latitudini, sebbene una bellezza ormai in via di affievolimento. Ho voluto dare visibilità alla loro simpatia e alla loro passione aprendo questo post delle Cronache ad una loro galleria congiunta, composta di immagini scattate durante il loro soggiorno: di conseguenza, eccoli ospiti una seconda volta. È un modo, al tempo stesso, per mostrare cosa possono produrre, dal punto di vista degli incontri naturali, l'impegno e un giusto approccio in una zona come questa, persino in un periodo di tempo così ridotto, e nella stagione non più indicata (almeno per la fauna). Ecco a voi, in rigoroso ordine alfabetico, la premiata ditta Perlino & Pons (rispettivamente Luca e Massimiliano), che ringrazio qui per la disponibilità.
E con le immagini di oggi, tra le altre cose, oltrepassiamo la soglia dei 400 scatti complessivamente proposti nelle Cronache dal maggio del 2007. La foresta è un oceano verde. E come fasciame di relitti spiaggiati,
tra risacche di mirtillo e ondate di felci, stanno gli alberi morti. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
Archivi
October 2018
Categorie
All
|