I primi caldi abbassano il livello della neve, e il gelo notturno contribuisce a compattarla; i tetraonidi lasciano le cime degli alberi e si fanno trovare più volentieri al suolo. Questo maschio misura a lenti passi il suo territorio, prendendo posizione in attesa che arrivi la stagione giusta per l'inizio delle quotidiane esibizioni. Uno scatto che risale alla settimana scorsa, e che avrebbe voluto essere d'augurio per la stagione degli amori dei cedroni prossima ventura. In realtà un augurio ormai datato: stamattina, ripassando nello stesso sito, ho trovato il cedrone che già si pavoneggiava nella parata di corteggiamento, per ora ancora senza un pubblico (della sua stessa classe tassonomica, quantomeno).
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Le pernici bianche (Lagopus muta) mi hanno sempre affascinato. Vuoi per l'aspetto e l'abitudine invernale di virare in bianco, vuoi perchè - almeno in Italia - sono sempre state relegate ad ambienti per me quasi inaccessibili, da quei relitti glaciali che sono: le (troppo) alte quote montane. Qui in Svezia la latitudine mi aiuta a sconfiggere l'altitudine, e le pernici biance si incontrano ad altezze "comode". Ciononostante non avevo ancora avuto modo di fotografarle nel loro abito candido (ma in quello primaverile sì: andate qui e abbiate la pazienza di scorrere fino a maggio).
Lacuna ora colmata. Tenui, rosate, le ultime luci del giorno calano morbide, riflesse dalle nuvole sullo scenario innevato e sul fiume Stor-Fjätan, nella riserva naturale di Långfjället. Gennaio è passato come un'unica, lunga giornata grigia, e ci ha regalato un singolo giorno di sole; durante il quale, peraltro, ho incrociato un grande branco di renne appena a nord di Särna, area in cui si spostano in questa stagione per pascolare nella foresta, scavando nella neve con le zampe per arrivare alla vegetazione al suolo. Sopra, un curioso atteggiamento (curioso sia nel senso di "singolare" che in senso letterale: la renna voleva saperne di più sulla mia presenza) che mostra una caratteristica postura di questo cervide, la cui sagoma "scampanata" si chiude con zoccoli larghi e flessibili, sorta di racchette da neve che consentono alle renne di muoversi con maggiore facilità sul terreno innevato; uno dei loro numerosi e sorprendenti adattamenti al clima estremo del Nord. Ciononostante - come tutti gli animali, in questa stagione - preferiscono camminare su una strada sgombra quando ne incontrano una: è semplicemente molto più comodo.
Una per chiudere. Il dicembre appena trascorso è stato uno dei più caldi degli ultimi 50 anni, qui in Dalarna. Vento, temperature regolarmente sopra lo zero (persino oggi, 31 del mese, giorno in cui di solito lottiamo contro i -25/30°) e, udite udite, pioggia ricorrente. Avrei potuto anche restarmene in Lombardia, per avere un tempo simile... Di conseguenza è stato un mese poverissimo dal punto di vista fotografico, con un paesaggio disadorno, poca neve e sporca, ciuffi di prato che spuntano nei giardini e intere porzioni di sottobosco interamente verdi. Per la fine del mese, ecco quindi uno scatto che viene dal suo inizio. Buon 2014. Una di stagione: l'improvviso aumento delle temperature, seguito ad una primavera sinora fredda, crea le tradizionali situazioni di neve e ghiaccio in fusione su grandi superfici (in questo caso, un prato). Un'altra differenza tra temperature, ma stavolta quelle cromatiche tra le betulle illuminate dal sole e la neve superstite, che dall'ombra riflette il cielo sereno, contribuisce a creare un'immagine d'effetto (anche se non dovrei essere io a dirlo). |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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