Una settimana piena... piena di incontri con animali, foto e buonumore, grazie alla simpatia dei partecipanti. Parlo della visita a Särna dell'AFNI sezione Marche – o quantomeno di una parte di essa – a inizio giugno, di cui potete vedere qualche foto ricordo nell'Album di Famiglia. Ecco una selezione di scatti che hanno voluto gentilmente condividere su queste pagine, e per i quali li ringrazio. Cominciamo con qualche paesaggio. E finiamo con un po' di fauna.
Il lago di Särna in una sera di fine febbraio; il paese resta defilato in modo discreto sulla riva immediatamente opposta, già avvolto nell’ombra. È stato un febbraio caldo, il più caldo nei cinque anni della nostra vita qui: il degno epilogo di un inverno temperato che aveva seguito a sua volta un autunno estremamente mite. L’inizio di marzo rappresenta l’ingresso nella Gidádálvve (la primavera-inverno), una delle otto stagioni dei Sami: la luce diurna è aumentata quasi per magia, sia per durata che per intensità; il sole splende alto e le escursioni termiche tra giorno e notte sono notevoli. Al punto che l’energia solare riesce a sollevare una spessa nebbia vespertina su un lago ancora saldamente ghiacciato, che tale resterà sino a fine aprile. La stessa energia ha alimentato per ore quella corrente termica sulla collina là in fondo, che trova ancora la forza di issarsi sulla sua verticale e condensarsi in un'atmosfera sempre più fredda man mano che il sole cala. La piccola nuvola appare d’improvviso, accendendosi dell’ultima luce. Pochi minuti, appena sufficienti per prendere uno scatto e contemplare la scena, prima che la sagoma del monte Fulufjället a occidente faccia sparire entrambi nel crepuscolo a venire. _Un poker di immagini prese ieri nel villaggio, per il primo post dell’anno nuovo; niente più di quanto asserisca il titolo: cartoline, nessuna pretesa di fare Bella Fotografia, ma solo un modo di raccogliere momenti, luci e scorci, tramutarli in ricordi e condividerli con amici o visitatori occasionali, augurando a tutti un buon 2012.
Il capriolo è diffuso, nelle aree di foresta; gli aggraziati animali frequentano nottetempo i villaggi, soprattutto in inverno, e sono quindi una presenza relativamente familiare. Nonostante questo, avvistarli non è frequente: in genere ci si deve accontentare di trovare le piste lasciate nella neve dei giardini. Gli abitanti mettono a loro disposizione fieno e mangime (in vendita in paese), per aiutarli a superare i periodi più freddi, anche se comincio a pensare che questo non dipenda solo dalla generosità e l'amore per gli animali tipici degli svedesi, ma anche dal tentativo di salvaguardare quelli che, nel volgere di pochi mesi, diventeranno degli ambiti capi di selvaggina. Per quanto possa sembrare strano, soprattutto ad un vegetariano come me, qui le due cose vanno a braccetto.
Sono ben consapevole che si tratti di una brutta foto. In effetti è un'istantanea colta al volo, nel momento in cui l'uccello sta iniziando a scappare alla mia vista, involandosi. Il classico scatto di rapina, raccattato per caso. Un caso curioso, tuttavia, che mi ha messo di fronte ad una Pernice bianca nordica a così breve distanza dall'incontro precedente, documentato nella prima foto dell'anno (al post precedente). Una pernice viva, stavolta. Considerando anche quanto sia difficile vedere questo fantasma della taiga (diffuso, ma praticamente invisibile), mi è parso quasi che le Cronache "chiamassero" una compensazione a quello scatto con uno che testimoniasse dell'animale in vita, e non ho potuto quindi esimermi dal soddisfarle. (crop) Pochi tratti scuri sono quanto è visibile di una Pernice Bianca Nordica, per il resto indistinguibile dalla neve che la circonda. L'animale è morto per l'urto con un'auto lungo una strada secondaria, apparsa ai suoi occhi come il naturale prolungamento del suo spazio naturale (ora qui tutto è candido), incrociata per caso nella sua ricerca di cibo tra i bassi cespugli di betulla. Decisamente non una buona sorte, considerando il traffico inesistente. Immagino la scena: dal silenzio totale d'improvviso il lieve rumore dell'auto ovattato dalla neve; forse un breve fruscio all'impatto, poi di nuovo quiete, ora davvero assoluta. La neve scende come un sudario a coprire, cancellare il dramma di un istante, una frazione infinitesimale della vita di Gaia. Qualcuno potrà considerare poco beneaugurante aprire il nuovo anno con un'immagine di un cadavere, ma non è questo un mio problema: così è la vita. Chi è interessato a qualche ulteriore considerazione sull'argomento può andare all'ultima foto di Novembre 2008, oppure leggere il pezzo Anche le modelle si grattano. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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