Una settimana piena... piena di incontri con animali, foto e buonumore, grazie alla simpatia dei partecipanti. Parlo della visita a Särna dell'AFNI sezione Marche – o quantomeno di una parte di essa – a inizio giugno, di cui potete vedere qualche foto ricordo nell'Album di Famiglia. Ecco una selezione di scatti che hanno voluto gentilmente condividere su queste pagine, e per i quali li ringrazio. Cominciamo con qualche paesaggio. E finiamo con un po' di fauna.
Qualche giorno fa nella foresta allagata di Göljån: impronte di lince, non più vecchie di qualche ora. La circostanza mi porge il destro per raccontare un quasi-incontro ravvicinato col gattone in questione, qualche anno fa, nello stesso identico sito. Ero là per fotografare un merlo acquaiolo che frequentava uno dei ruscelli che attraversano il bosco devastato dalla grande alluvione del 1997; proprio quello che appare, ghiacciato, nella foto accanto, tra l'altro. Per arrivarci, dal parcheggio sud si passa su una passerella di legno. Mi ero fermato ad una ventina di metri da questa, chino sul teleobiettivo e concentrato sul merlo che andava e veniva su un tronco abbattuto poco distante. Dopo solo una decina di minuti smontavo e tornavo verso l'auto: sulla passerella, ben chiara sul legno asciutto, si stagliava una pista freschissima di orme bagnate di lince, prima inesistenti. Per farla breve, una lince era passata dietro la mia schiena a 20 metri di distanza e in piena vista, mentre io ero intensamente occupato a fissare... il lato opposto. Da allora, inevitabilmente, ogni volta che ripenso all'accaduto mi torna in mente, e con un sorriso amaro, un celebre spot di qualche anno fa, che vi propongo qui sotto. Due fotografi italiani sono venuti a trovarci, a fine settembre, fermandosi una settimana nel nostro ostello familiare; ospiti una prima volta, quindi, e nel senso classico del termine. Genuinamente appassionati di natura e outdoor, si sono dati subito da fare esplorando il territorio senza risparmiarsi, seguendo le indicazioni del sottoscritto. In questo modo sono stati in grado di godere di gran parte della bellezza dell'autunno di queste latitudini, sebbene una bellezza ormai in via di affievolimento. Ho voluto dare visibilità alla loro simpatia e alla loro passione aprendo questo post delle Cronache ad una loro galleria congiunta, composta di immagini scattate durante il loro soggiorno: di conseguenza, eccoli ospiti una seconda volta. È un modo, al tempo stesso, per mostrare cosa possono produrre, dal punto di vista degli incontri naturali, l'impegno e un giusto approccio in una zona come questa, persino in un periodo di tempo così ridotto, e nella stagione non più indicata (almeno per la fauna). Ecco a voi, in rigoroso ordine alfabetico, la premiata ditta Perlino & Pons (rispettivamente Luca e Massimiliano), che ringrazio qui per la disponibilità.
E con le immagini di oggi, tra le altre cose, oltrepassiamo la soglia dei 400 scatti complessivamente proposti nelle Cronache dal maggio del 2007. Amo le isole. Quelle grandi, quelle piccole. Quelle piccolissime come Hållö, un paio di chilometri scarsi di granito rosa sagomato da vento, mare e ghiaccio, dove lo sguardo scorrazza a 360 gradi. Poggiati su di essa, un faro, qualche casetta in legno e ciuffetti di fiori; ad alternarsi tra pietra e cielo nugoli di gabbiani sterne beccacce anatre limicoli e oche. In vista, la costa del Bohuslän con il merletto dei tetti di Smögen, forse il centro più caratteristico della regione, che occhieggia tra le ondulazioni rocciose della costa. Lo sguardo torna all'isola: un ostello isolato su una piattaforma di roccia garantisce la possibilità di soggiornare tra insospettabili agi: Utpost Hållö (avamposto), e il nome non poteva essere più azzeccato. L'isolamento come silenzioso testimonial pubblicitario, un posto dove ritrovare per qualche giorno una pace interamente “naturale” (ma non in luglio, quando il sito è preso d'assalto dai bagnanti); Il piacere - e il sottile tormento ad un tempo - di non essere automunito. Sono stati gli ingredienti perfetti per un'esperienza che risulta amena e disintossicante persino in un paese come la Svezia, dove non c'è davvero molto da cui disintossicarsi, dopo tutto.
Le isole non tradiscono mai. Li ho incontrati per la prima volta 40 anni fa, sulle pagine di un libro illustrato per ragazzi la cui copertina diceva “Guarda e scopri gli animali della tundra e dei ghiacci”. Pagine disegnate che mi avvincevano con racconti di animali strani ed esotici, e che sono rimaste nell'uomo di oggi, visto che il ricordo è lì, fresco come l'emozione e la meraviglia in tutti gli incontri con animali che da allora in poi si sono succeduti nella mia vita. Il lemming, unico animale esclusivo della fauna scandinava, così popolare per le ragioni sbagliate, così frainteso dalla divulgazione più superficiale... lo vedo per la prima volta tre anni fa, qui sulle pendici del monte Fulufjället, il parco nazionale “di casa”. Un esemplare subito eclissatosi, la visione di un momento, ma un momento da ricordare, il coronamento di un sogno partito da molto lontano. Quello che mi era sempre fuggito, sinora, era invece il mitico “anno dei lemming”, quando avviene una delle esplosioni demografiche che caratterizzano molte specie di roditori, e che per il lemming è diventata ciò che definisce la specie nell'immaginario collettivo. Moltiplicatisi oltre la capacità del loro ambiente di sostenerli (può figliare sino a 6 volte all'anno, sfornando anche 13 cuccioli che maturano sessualmente dopo un mese di vita), gli animali affollano la tundra e migrano verso le valli e le foreste alla ricerca di cibo, invadendo aree che non sono le loro, e superando, o cercando di farlo, qualsiasi ostacolo lungo il loro cammino. Fiumi e laghi inclusi, se è il caso (ed al Nord certamente lo è). Da queste migrazioni è nato il mito - perché di questo si tratta, visto che in letteratura non sono riportate osservazioni dirette del fenomeno - dei lemming che a migliaia e in bella sincronia vanno scientemente a suicidarsi in mare. Un mito alimentato da un vecchio documentario Disney, artefatto e fuorviante com'erano molti nei primi anni '60. Ed oggi siamo al punto in cui “lemming” è diventato sinonimo di conformista, individuo senza personalità, finanche un po' ottuso. I lemming, quelli veri, sono del tutto diversi: individualisti, iperattivi e rapidi (per quanto possa esserlo un'arvicola), aggressivi per difesa al punto da minacciare l'uomo e persino le auto digrignando i denti e fischiando rabbiosamente. Ed è vero che vanno a morire a migliaia, ma sotto gli pneumatici di quelle stesse auto.
Ce l'ho ancora, quel libro, oggi che posso semplicemente uscire di casa e andare di persona incontro agli “animali dell'Artico”; oggi che ho finalmente incrociato l'anno dei lemming. È l'unico volume che conservo da così tanto tempo; non sono un tipo particolarmente attaccato ai ricordi o al passato, ma quelle pagine sono una sorta di filo rosso che congiunge il bambino di allora al mio presente qui in Scandinavia. Il presagio di un destino a venire, o, più facilmente, parte di ciò che ha contribuito a determinarlo. Il capriolo è diffuso, nelle aree di foresta; gli aggraziati animali frequentano nottetempo i villaggi, soprattutto in inverno, e sono quindi una presenza relativamente familiare. Nonostante questo, avvistarli non è frequente: in genere ci si deve accontentare di trovare le piste lasciate nella neve dei giardini. Gli abitanti mettono a loro disposizione fieno e mangime (in vendita in paese), per aiutarli a superare i periodi più freddi, anche se comincio a pensare che questo non dipenda solo dalla generosità e l'amore per gli animali tipici degli svedesi, ma anche dal tentativo di salvaguardare quelli che, nel volgere di pochi mesi, diventeranno degli ambiti capi di selvaggina. Per quanto possa sembrare strano, soprattutto ad un vegetariano come me, qui le due cose vanno a braccetto.
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Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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