Il vecchio steccato del mio giardino non c'è più. Ho rimandato questo momento per anni, ma alla fine le ingiurie del tempo e del clima hanno avuto la meglio. Questo è l'ultimo scatto in cui è presente. Può sembrare una questione personale e poco adatta ad un photoblog, ma diverse immagini presentate negli anni in queste Cronache sono state scattate sopra o intorno a esso (la serie di scoiattoli, ad esempio), e per questo ha pieno diritto a essere salutato in queste stesse pagine. Più che un uccello un trapano vivente: il picchio nero in breve. Elemento fondamentale per il ricambio e la biodiversità dell'ecosistema forestale (i grandi buchi che scava per nidificare - unico in grado di farlo in quelle dimensioni - sono riutilizzati da diverse altre specie di uccelli e persino da alcuni mammiferi), gli ho visto affondare il becco in un tronco di mezzo metro di diametro e lavorarlo come fosse stato di pasta di sale. Da quel buco ovale fanno in questi giorni capolino le giovani creste rosse dei pulli pronti all'involo... una foto che non scatterò: come la quasi totalità delle foto al nido (di qualsiasi specie) saprebbe di già visto anche al di là delle riserve etiche del caso, e il potenziale estetico ed emozionale che potrebbe includere sarebbe misero, ben lontano dal meritare la benchè minima forma di potenziale disturbo. Posto invece uno scatto realizzato durante un incontro casuale: il controluce durissimo si è lasciato convertire senza proteste in un bianco e nero ad altissimo contrasto, una tecnica che amavo molto già nei miei (lontanissimi) giorni in camera oscura, quando manipolavo lastre di pellicola fotomeccanica tra olezzanti misture chimiche... a pensarci ora, nell'era di Instagram, quasi un'immagine da alchimia medievale. Eppure nessun programma di ritocco è in grado di restituirmi le stesse sensazioni di allora. Chissà, probabilmente ero io a essere diverso. Giovane, per dirne una. Ricordate i due cigni selvatici del "Nuoto sincronizzato"? In tutta evidenza non si sono limitati a nuotare.
La neve si è sciolta, e come ogni anno ha rivelato storie e segni dell'autunno e dell'inverno precedenti, rimasti celati per i sette mesi bianchi dell'inverno pedemontano svedese. Tra questi segni, quel che resta di un alce vittima della caccia autunnale. Oltre al viraggio nel bianco e nero in cui l'avevo pensata al momento dello scatto, ho lavorato la foto con un leggero glow per accentuare da un lato la sericità del pelame, dall'altro il biancore delle ossa. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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