Le prime gru sono state avvistate, qui nella Dalarna del nord, ed ora le aspetto a Särna. Appena fuori paese una stretta lingua di terra si allunga nel lago ghiacciato, verso un'area dove l'acqua si libera prima che altrove. Lì alcune coppie di gru sostano regolarmente ogni anno esattamente a metà aprile, prima di disperdersi nelle paludi circostanti per nidificare. Pensavo fossero i cigni selvatici il segno della primavera che arriva, e sono in effetti loro i primi uccelli a rientrare dalla migrazione invernale. Ho invece scoperto che in Svezia sono proprio le gru a fungere da “rondini” locali (le rondini arriveranno anche qui, ma a maggio inoltrato), e sono considerate anche portatrici di buona fortuna, al punto che il primo avvistamento primaverile trova spazio nei media locali. La foto qui sopra è stata invece scattata la scorsa settimana presso il lago di Hornborga, nel sud della Svezia, dove ogni anno le gru svedesi effettuano uno stop over durante il viaggio verso nord: per una ventina di giorni fino a 18.000 gru sostano per riposarsi e alimentarsi prima del balzo finale verso i siti di nidificazione. Lo spettacolo è straordinario per il numero e la confidenza degli uccelli uniti al rispetto e alla passione delle migliaia di persone che vanno a vederli: me ne sono occupato in un capitolo del mio ultimo libro, e sarà oggetto di un prossimo portfolio su Exuvia. Ci sono tornato per un paio di giorni, quest'anno come quasi tutti gli anni in una sorta di pellegrinaggio affettivo; ogni volta mi affascina l'idea che tra le gru che vedo ce ne siano alcune che ritroverò qui a Särna. Anche se non saprò mai quali sono. Sono ben consapevole che si tratti di una brutta foto. In effetti è un'istantanea colta al volo, nel momento in cui l'uccello sta iniziando a scappare alla mia vista, involandosi. Il classico scatto di rapina, raccattato per caso. Un caso curioso, tuttavia, che mi ha messo di fronte ad una Pernice bianca nordica a così breve distanza dall'incontro precedente, documentato nella prima foto dell'anno (al post precedente). Una pernice viva, stavolta. Considerando anche quanto sia difficile vedere questo fantasma della taiga (diffuso, ma praticamente invisibile), mi è parso quasi che le Cronache "chiamassero" una compensazione a quello scatto con uno che testimoniasse dell'animale in vita, e non ho potuto quindi esimermi dal soddisfarle. (crop) Pochi tratti scuri sono quanto è visibile di una Pernice Bianca Nordica, per il resto indistinguibile dalla neve che la circonda. L'animale è morto per l'urto con un'auto lungo una strada secondaria, apparsa ai suoi occhi come il naturale prolungamento del suo spazio naturale (ora qui tutto è candido), incrociata per caso nella sua ricerca di cibo tra i bassi cespugli di betulla. Decisamente non una buona sorte, considerando il traffico inesistente. Immagino la scena: dal silenzio totale d'improvviso il lieve rumore dell'auto ovattato dalla neve; forse un breve fruscio all'impatto, poi di nuovo quiete, ora davvero assoluta. La neve scende come un sudario a coprire, cancellare il dramma di un istante, una frazione infinitesimale della vita di Gaia. Qualcuno potrà considerare poco beneaugurante aprire il nuovo anno con un'immagine di un cadavere, ma non è questo un mio problema: così è la vita. Chi è interessato a qualche ulteriore considerazione sull'argomento può andare all'ultima foto di Novembre 2008, oppure leggere il pezzo Anche le modelle si grattano. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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