Come ogni anno ad inizio aprile, sono arrivate le Gru. Non da sole, va detto: assieme a loro arrivano i cigni selvatici, i quattrocchi, gli smerghi e le oche del Canada a riempire ogni precoce squarcio in quella lastra di ghiaccio che è ancora, e per qualche giorno ancora sarà, il lago. E nei giardini fringuelli, peppole, organetti e lucherini a sventagliate, a battaglioni.
Le gru, però, sono speciali. Speciali per gli animali che sono, e speciali perché sono qui, fuori di casa; posso sentirle cantare dal mio giardino, mentre esplodono i loro versi squillanti da una riva distante, e non crederesti mai che suoni tanto potenti possano uscire da colli così esili e aggraziati. Arrivano a gruppetti o a coppie, e pascolano lentamente sulle rive scoperte. Qualcuna ripartirà a breve, diretta verso altre acque più a nord; altre si fermeranno in zona, e sceglieranno un acquitrino qui intorno per nidificare. Si possono vedere lungo tutte le rive: qui vicino una coppia che accenna ad un passo di danza; dietro ad essa un gruppetto lontano, in cielo una famiglia che plana verso un litorale fuori vista, e ogni volta che incrociano uno sguardo ecco partire un concerto di trombe che si disperde con un’eco. Gli scatti che seguono non hanno altra pretesa che non essere delle foto ricordo di compagne di viaggio così speciali. Il lago di Särna in una sera di fine febbraio; il paese resta defilato in modo discreto sulla riva immediatamente opposta, già avvolto nell’ombra. È stato un febbraio caldo, il più caldo nei cinque anni della nostra vita qui: il degno epilogo di un inverno temperato che aveva seguito a sua volta un autunno estremamente mite. L’inizio di marzo rappresenta l’ingresso nella Gidádálvve (la primavera-inverno), una delle otto stagioni dei Sami: la luce diurna è aumentata quasi per magia, sia per durata che per intensità; il sole splende alto e le escursioni termiche tra giorno e notte sono notevoli. Al punto che l’energia solare riesce a sollevare una spessa nebbia vespertina su un lago ancora saldamente ghiacciato, che tale resterà sino a fine aprile. La stessa energia ha alimentato per ore quella corrente termica sulla collina là in fondo, che trova ancora la forza di issarsi sulla sua verticale e condensarsi in un'atmosfera sempre più fredda man mano che il sole cala. La piccola nuvola appare d’improvviso, accendendosi dell’ultima luce. Pochi minuti, appena sufficienti per prendere uno scatto e contemplare la scena, prima che la sagoma del monte Fulufjället a occidente faccia sparire entrambi nel crepuscolo a venire. Ragni di ghiaccio __ L'assenza di neve perdura. Il paesaggio mantiene un aspetto del tutto atipico per l'inizio di dicembre: guardando la foresta di conifere sarebbe praticamente impossibile dire se ci troviamo in maggio oppure alla fine dell'autunno, senza guardare al calendario. C'è ancora spazio, quindi, per i giochi del freddo: pochi gradi sottozero sono sufficienti perché le rive del lago di Särna - e di qualsiasi altro specchio d'acqua della regione - si trasformino in tele di quadro sopra le quali il ghiaccio pare divertirsi a disegnare forme ogni volta più sorprendenti. Ecco quindi un paio di scatti ad integrare idealmente la raccolta dello scorso anno "Dieci di ghiaccio", realizzata nelle medesime circostanze, e che potete vedere qui, nelle Cronache del 2010. Qui a fianco la superficie dell'acqua si è solidificata con un fenomeno di cristallizzazione che ha creato forme geometriche e regolari: accade quando le temperature si abbassano di colpo nel giro di una sola notte, passando da poco sopra allo zero ai meno dieci gradi. Onde _A Särna, il lago offre delle piccole ma deliziose spiagge di sabbia fine, disposta ordinatamente dal vento e dalla pur minima risacca secondo quelle classiche, minute ondulazioni che uno si aspetta dalla sabbia, a qualsiasi latitudine. L'acqua che le penetra e le allaga è la prima a congelare, creando un doppio disegno di sinuosità speculari al di sotto di un esile strato di ghiaccio perfettamente trasparente, al punto da risultare invisibile in foto. Se non fosse che, su di esso, si posa la sabbia ancora libera spinta dal vento, che prende la forma di lunghe strisce dorate. Queste si muovono rotolando sul ghiaccio con moto ondeggiante - in tutto e per tutto simile a quello di un serpente - e corrono per tutto il lago: uno di quei rarissimi momenti in cui rimpiango di non avere sottomano una videocamera. La neve è prevista a brevissimo termine, e una volta caduta non ci sarà più modo di giocare col ghiaccio fino all'ottobre dell'anno prossimo; questi sono gli ultimi scatti dell'anno di questo tipo. Il Trollsjön è un piccolo lago a pochi chilometri da Särna; il suo nome significa "lago magico", e non ne conosco l'origine. Magari qualche leggenda locale, qualche incontro con animali che in un lontano passato è stato confuso con una manifestazione di poteri arcani, o chissà che altro (d'accordo, adesso sono curioso: chiederò in paese). In realtà non ha nulla di diverso dalla media dei laghi svedesi di foresta: circondato dalla silhouette frastagliata della taiga che vi si specchia, supera con pazienza i suoi sei mesi di gelo (come tutti noi, peraltro) per offrirsi nella breve estate come culla vitale per gli uccelli ed insetti che frequentano le sue acque ricche di pesci. Ci approdo per caso, qualche sera fa, mentre una giornata nuvolosa lascia per qualche minuto il campo al sole basso, proprio nel momento in cui arrivo; la perfetta superficie a specchio è spazzata di colpo dalla luce brillante nonostante l'ora tarda. Mentre fotografo, immerso nel silenzio totale, il guaito lancinante di una strolaga mezzana esplode all'improvviso dal centro del lago, lasciando un'eco che si spinge fino alle pareti di conifere come increspature di un sasso lanciato nell'acqua, per poi svanire. Un momento magico, il lago ha tenuto fede al suo nome. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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