Non sono passati più di due mesi e mezzo da quando ho visto queste piccole felci, Gymnocarpium dryopteris, dispiegare le proprie foglie come petali di fiori, di un verde così tenero da essere quasi impossibile da rappresentare in foto; come ali di farfalle appena schiuse che si gonfiassero all'aria, posate a migliaia sotto lo sguardo protettivo di pini e betulle, a disegnare un tappeto vivente che pareva brulicare nonostante fosse fermo, o, al limite, appena mosso da una bava di vento di foresta. Ora, dodici settimane dopo – il tempo che in altre specie può essere quello di una gestazione, non di una vita – eccole cedere, rattrappirsi, imbrunire, staccare nei toni dalla coltre di sfagno che è cresciuto dopo di loro, e sotto di loro; lui sì, ancora verde, come se dal basso ne risucchiasse il colore, e con esso la forza vitale. L'autunno arriva presto nel Nord, e con quale montagna di banalità potrei inzaccherare questo spazio su un tale argomento, ve lo lascio solo immaginare; e mi astengo dal farlo. Parasoll mossa è il suo nome svedese, e una volta stabilito che mossa sta per “muschio”, direi che parasoll si spiega da sé, considerata la forma. Il muschio Splachnum luteum cresce nelle foreste umide boreali, producendo in estate questa struttura larga poco più di un centimetro. Il suo nome inglese, che tradotto suona come “muschio giallo degli escrementi di alce”, la dice lunga sul suo substrato preferito (de gustibus non disputandum est, dicevano i Romani, e come dar loro torto?). Per semplicità l'ho sempre indicato come “fiore”, quando mi è capitato di incontrarlo in compagnia di amici o visitatori, ma di un fiore non si tratta. Essendo la pianta un muschio (uno sfagno, per la precisione) queste monetine dall'aria vagamente mammaria sono in realtà sporangi, organi che contengono le spore riproduttive nei funghi, muschi e felci. In genere di forme e colori dimessi e minuti, in questo sfagno assumono un aspetto decisamente floreale... Un caso? Le coincidenze sono merce estremamente rara in Natura, dove ogni cosa ha una precisa ragione di esistere. Lo sfagno a ombrello – come lo battezzo qui al volo, mancando la specie di un nome comune italiano – sfrutta la presenza di insetti per diffondersi, e ha quindi bisogno di un richiamo vistoso ed irresistibile affinché questi si posino su di esso, per poi ripartire con le spore appiccicate al corpo. Esattamente come accade coi fiori veri, le api, il polline ecc.: si parla di evoluzione parallela, quando organismi diversi evolvono strutture simili per compiere identiche funzioni. |
Tutti i contenuti del sito: © Vitantonio Dell'Orto, tutti i diritti riservati Vivo in Svezia, a Särna (Dalarna). Le Cronache sono un diario per immagini della natura (ma non solo) della zona e di tutte le aree scandinave che visito nel mio lavoro fotografico.
Il mio libro: "La mia Svezia - Storie di un fotografo italiano al Nord" è disponibile presso l'editore.
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October 2018
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